Qualche settimana fa mi è capitato di incontrare Cingolani in un luogo non proprio adatto alla sua ideologia. Il Petruzzelli e il suo mattatore Nicola Porro ha rappresentato una vera e propria Caporetto per l’automa della rivoluzione ecologica. Figuriamoci che verso il finale, mentre la platea era in ebollizione, un commensale si è lasciato andare ad un chiaro ed icastico: “e mo’ vatten’!”.
Mica aveva torto. Anzi, Cingolani sarebbe davvero da spedire il più lontano possibile dall’Italia. In un momento del genere il ministro ha avuto la capacità di partorire il più strampalato dei piani per superare – secondo lui – l’inverno. Non vi è certezza nelle forniture, né sugli approvvigionamenti e i relativi prezzi. Però il piano lo faccio lo stesso. Roba da matti.
Il “piano gas” presentato mercoledì alla stampa prevede risparmi e nuove forniture per 10,1 miliardi di metri cubi nel 2022 e di ben 24,1 nel 2023. Il tutto subordinato al fatto che entri in funzionamento il rigassificatore a Piombino entro gennaio 2023, entrino in funzione quasi 8 gigawatt di energie rinnovabili nei prossimi 20 mesi e ci sia un risparmio termico (termosifoni) volontario per 3 miliardi di metri cubi.
Con tutti questi se e tutti questi ma, se Putin chiudesse il gas a novembre arriveremmo a marzo esaurendo anche le scorte “strategiche”, cioè letteralmente il fondo del pozzo delle caverne dove è stoccato il gas. Operazione mai realizzata prima che presenta una complessità tecnica ed una pericolosità non indifferenti.
Conoscendo l’attitudine, essendo il nostro popolo avvezzo al “poi”, ma mai al “dopo”, le operazioni a Piombino non cominceranno mai entro il gennaio del 2023. La burocrazia statale lo impedisce. Quindi nel frattempo ci si sposta in Algeria per cercare l’elemosina, ma neanche questa è garantita.
Ammettiamo che il piano funzioni, ma a che prezzo? A Cingolani sfuggono evidentemente le più elementari regole di domanda ed offerta, al momento vi è una domanda certa data dal parco industriale, dalle centrali termiche e dall’uso domestico ed un’offerta che si basa sulla certezza della riduzione dei volumi da parte di Gazprom e sulle promesse di un ministro dimissionario subordinate a decine di “se” e “ma”.
Cosa dovrebbero fare i prezzi scendere? Se Cingolani ha trovato il gas dica a che prezzo e quando verrà introdotto sul mercato e vedrà che i prezzi scenderanno subito. Non lo fa perché non può assicurare la stabilità delle forniture e presenta dei numeri ipotetici soggetti a decine di variabili e circostanze. Immaginatevi le prime bollette alle imprese col metro cubo sopra i 2€ e i megawatt/h oltre l’immaginabile.