
Non sono i Beckham e neppure i Bennifer. Fossero stati loro non ci avrei fatto caso, al massimo mi sarei limitata a pensare a quanto si confermino belli e ricchi. Invece sono Zelensky e moglie.
Sulla copertina di Vogue.
Le foto che corredano il servizio mi paiono agghiaccianti: patinate ma in mezzo alle macerie, lei capelli al vento accanto ai militari, lui con l’aria affaticata perché, si sa, la guerra rende esausti, specie se sei il presidente di un Paese assediato.
A chi serve questo servizio? A truccatori, parrucchieri e redazione giornalistica, certo. Ai protagonisti, pure. Si incastra nella comunicazione che, già da tanto, Zelensky ha imbastito. Ma il suo popolo, ha ancora la possibilità di truccarsi, pettinarsi a modo, vestirsi con abiti di qualità? La sua gente ha ancora la possibilità di stare abbracciato o tenersi per mano con gli amori della propria vita?
Seguo questo conflitto come altri, ho apprezzato, ad esempio, l’intervento deciso di molti sportivi che sono rientrati in Ucraina e si sono arruolati, mica si sono messi in posa. E, se l’hanno fatto, è stato per incoraggiare altri connazionali a rientrare e servire il Paese.
Perché se si ha seguito social è corretto servirsene per veicolare messaggi, ma si possono ottenere gli stessi risultati senza apparire in ordine anche in mezzo ai bombardamenti. Sembra innaturale e poi: è opportuno?
Mi ha meravigliato che la fotografa sia stata Annie Leibovitz. Straordinaria artista, decisamente nel mio Olimpo dei fotografi, fonte di ispirazione indiscussa, ha catturato momenti entrati nella storia. E’ sua l’ultima foto scattata a John Lennon ed a Yoko Ono prima che lui fosse ucciso, cinque ore più tardi. Sono suoi i ritratti più noti: Elisabetta II, Barack Obama, Di Caprio e ancora Meryl Streep e moltissimi altri.
Anche questa volta, le sue immagini sono stupende. Sarebbe tutto perfetto, in un altro contesto.