Quando una chiesa cattolica in Africa diventa il triste sfondo di un attentato da parte di un commando islamico, state pur sereni che non vi sarà alcun risalto mediatico. La terribile strage è avvenuta ieri nella chiesa di San Francesco della città di Owo, nello stato di Ondo. Nessun quotidiano – ad esclusione del Corriere e del Giornale – ha messo in risalto la notizia. Ci si concentra sull’Africa soltanto quando gli interessi – quelli sui migranti in primis – devono essere soddisfatti. Ma quando una comunità cristiana viene colpita così barbaramente il silenzio sembra essere quasi d’obbligo.
L’assenza di compassione e l’indifferenza da parte dell’Occidente – non scrivo Europa perché le direttive per la stampa, si sa, arrivano dall’altra parte dell’Atlantico – sono la cartina di tornasole dell’erosione dei nostri principi. Com’è misterioso il male che si abbatte feroce su persone inermi che pregano per la Pentecoste, altrettanto arcano è il motivo per cui si scatena il fenomeno del mutismo selettivo nel mondo della stampa.
Durante gli ultimi tre anni siamo stati oberati da migliaia di immagini tragiche per costruire un nuovo paradigma di controllo societario. Abbiamo conosciuto gli interni di tutti gli ospedali, camminato per le strade di Bucha e siamo pure finiti nel bel mezzo delle celebrazioni degli Alpini (Viva loro!). Ma della strage in Nigeria sembra quasi che sia inutile parlarne. Nessuno, tra nani e ballerine, si è degnato di vomitare qualcosa sulle sue pagine. Marionette di un orrido teatrino.
Difendere i valori cristiani è diventata ormai una mossa utopica, anacronistica. Nessuno ha più il coraggio e l’ardore di lottare per i nostri principi. Il Crocifisso, simbolo di amore, è divenuto un simbolo di oppressione per i depensanti. Ecco come muore una civiltà. Dimenticando sé stessa sotto i colpi della mercificazione.