La tirannide della maggioranza è facilmente riassumibile in una semplice parola, magari più potabile: democrazia. L’abbiamo vista in una fase di costante crescita in questi ultimi anni e non sappiamo sino a quali vette essa potrà arrivare. Tocqueville ha spesso utilizzato la locuzione “tirannide della maggioranza”, con la quale si riferiva alla democrazia nascente nella prima metà dell’Ottocento.
Defunta la sacralità del modello politico durato da Augusto fino a Nicola II, con tutte le sue enormi varianti, ecco spuntare l’edera infestante della democrazia.
Cos’è, infatti, una maggioranza presa collettivamente, se non un individuo che ha opinioni e più spesso interessi contrari a quelli di un altro individuo che si chiama minoranza? Ora, se ammettete che un uomo, investito di un potere assoluto, può abusarne contro i suoi avversari, perché non ammettete la stessa cosa per una maggioranza? Gli uomini, riunendosi, hanno forse cambiato carattere? Diventando più forti, sono forse diventati più pazienti di fronte agli ostacoli? (…) un potere onnipotente, che io rifiuto a uno solo dei miei simili, non l’accorderei mai a parecchi (…)
Alexis de Tocqueville, “Democrazia in America”
La tirannide della maggioranza, tutta ammantata da una sorta di cappa che ne protegge gli attori, gode di uno scudo mediatico pressoché inviolabile. Ne fanno quotidianamente le spese Capuozzo e Orsini, per fare un esempio. Il dissenso o più privatamente il disaccordo devono esistere e avere un ruolo alla pari. Nel nostro Paese, purtroppo, non è così.
Il pensiero è definitivamente omologato, la libertà d’espressione non esiste più. Anzi, essa nella sua essenza-assenza riveste ancora un ruolo di primo piano: quello di far credere che esista un contraddittorio. Nulla di più falso.
Quando negli Stati Uniti, un uomo o un partito subisce un’ingiustizia, a chi volete che si rivolga? All’opinione pubblica? È essa che forma la maggioranza e la serve come uno strumento passivo; alla forza pubblica? La forza pubblica non è altro che la maggioranza sotto le armi; alla giuria? La giuria è la maggioranza investita del diritto di pronunciare sentenze: i giudici stessi, in certi Stati, sono eletti dalla maggioranza (…) In America, la maggioranza traccia un cerchio formidabile intorno al pensiero (…)
Cresce il collettivismo delle idee, si consolida e imputridisce l’atmosfera rendendola asfittica. Più crescono le premesse prima di elaborare un pensiero, più diminuiscono le possibilità di cambiare le correnti dell’opinione pubblica. Ci risiamo dunque con le etichette, come se la pandemia non ci avesse insegnato nulla. La tirannide insegna anche che i motti possono essere modificabili: dal “Ein Volk, ein Reich, ein Führer” siamo passati a “più popoli, un Paese martoriato, un Drago”.
Nel frattempo scivoliamo lentamente verso una guerra continentale che devasterà l’Europa e ci condurrà verso l’ennesima spartizione territoriale del nostro continente. La Cina gongola al pari di molti prezzolati nei salotti televisivi nostrani. Come faceva Battiato, bisogna respingere questa falsa democrazia intossicata da una cultura del karaoke che ormai sta contagiando anche le arti maggiori.