Viktor Orban ha ottenuto una netta vittoria alle elezioni politiche ungheresi, il suo partito Fidesz ha totalizzato il 54% di preferenze che corrispondono a ben 135 seggi parlamentari sui 199 disponibili. Questo ragguardevole risultato dimostra che la tematica sovranista e conservatrice non è di fatto affievolita come alcuni media mainstream e leader in salsa progressista invece decantavano – e auspicavano in cuor loro in maniera spudorata – alla viglia del voto ungherese.
Il popolo magiaro ha dimostrato ancora una volta all’Europa intera di non scendere a patti e compressi al ribasso con valori del tutto estranei alla loro millenaria cultura, in quanto tali -pseudo- valori sono frutto dell’invadente ed eccedente globalismo mondiale bollato e lodato da molti come una sorte di conditio sine qua non per essere presentabili dinanzi gli occhi dei grigi burocrati di Bruxelles.
Nonostante la larga coalizione politica anti-Fidesz, gli ungheresi scegliendo per la quarta volta consecutiva come premier Viktor Orban hanno nuovamente ribadito la loro totale indipendenza da alcuni diktat opprimenti da parte dell’Unione Europea, sottolineando la sovranità nazionale per quanto riguarda l’autonomia della loro Banca Centrale, la giusta crociata nei confronti delle ONG politicizzate e remunerate, gli eccessi della propaganda Lgbt+.
Questi sono solo alcuni contenuti che hanno reso Orban giustamente elogiato nella sua patria -perchè pone al primo posto gli interessi della sua nazione al grido di: prima l’Ungheria– e osteggiato da buona parte dei suoi omologhi europei, ciò dimostra che anche la celebre locuzione latina “nemo propheta in patria (sua)” può essere smentita dai fatti e non dalle chiacchiere.
A cura di Raffaele Schiavone