Cosa rimarrà di questa libertà dimezzata e sorvegliata che stiamo subendo ormai da tempo in regime di pandemia? Resterà “La cappa”. È il titolo dell’ultima fatica letteraria di Marcello Veneziani, grande pensatore conservatore e della Tradizione. Ieri ha presentato il suo libro in un’intervista a Quarta Repubblica. Uno dei tanti argomenti discussi con Nicola Porro è stato quello del fessi-val di Sanremo, il quale ha rappresentato perfettamente la vacuità del pensiero contemporaneo, ponendo in un ruolo di secondo piano la canzone italiana. Il pensiero di Marcello Veneziani sul fessi-val è facilmente riassumibile in una frase:
“Sanremo è il ‘minchiometro’ nazionale […] si misura il tasso di minchioneria circolante nel paese […] ci mancavano (ndr.) anche i nostalgici del pugno chiuso in versione antifa. Reperti archeologici da tutelare.”
Fuori uno.
Dopodiché la cappa si sposta, trasmigra verso i lidi del sol levante, si comincia a discutere di trans-comunismo. No, non abbiamo nulla da dichiarare nei confronti del mondo dagli acronimi strani, bensì ce ne sarebbero da dire sulla Cina. L’Europa non se ne rende conto perché vive in una cappa di conformismo e religione sanitaria, ma il colosso cinese sta per divorarci tutti. Il trans-comunismo è:
“Un comunismo dopo il comunismo. In Cina esiste e non è morto 100 anni fa come molti pensano. È un comunismo ibridato col mercato, con l’aggressività finanziaria, con la capacità di mettersi insieme al politicamente corretto. Si sono mescolati il nuovo comunismo cinese e la mentalità avvolgente, che dà le stesse sensazioni di una cappa e che rappresenta il carattere settario del vecchio comunismo”.
Fuori due.
Veneziani successivamente passa al fiore dell’ambientalismo, quello più vicino al PC:
“L’ambiente è il surrogato della natura. È la finzione della natura, è una natura modificata, addomesticata, che perde il suo carattere di natura. È una sofisticazione perché la natura umana viene cancellata. Ci preoccupiamo per il carciofo geneticamente modificato, ma non dell’uomo geneticamente modificato. Dentro di noi è nata questa ideologia dell’abolizione della realtà e della natura. Noi siamo ciò che vogliamo essere, è il nostro desiderio che vince sui limiti della natura, ciò configura una guerra mondiale contro la natura”.
Fuori tre.
Non le manda a dire neanche a proposito del Quirinale, sul quale evidenzia la coerenza della Meloni, virtù apprezzabile ma in certi casi fine a se stessa. In conclusione, anche se non si è seguito un preciso ordine cronologico, Veneziani strappa l’ultimo petalo e prova a liberare l’uomo moderno dalla cappa più orripilante: quella sanitaria. Il pensatore teme la “permanenza” dei dogmi sanitari:
“Il regime di sorveglianza globale controlla la vita tramite l’emergenza e la priorità assoluta della salute. Ma anche il passato sparisce, col gran reset della storia e i processi intentati al passato col metro del presente; tramonta ogni civiltà, a partire dalla civiltà cristiana per fari posto a un sistema globalitario; spariscono i luoghi, compresi i luoghi di lavoro, in una società delocalizzata, senza territorio. La schiavitù prosegue a domicilio, con l’home working. Perdendo il mondo, ciascuno ripiega su te stesso, in un selfie permanente; la Cappa favorisce infatti il narcisismo solitario e patologico di massa. Vivi attraverso il tuo cordone ombelicale chiamato smartphone e simili, ti fai icona di te stesso. E intanto deperiscono le proiezioni oltre la propria vita: la storia, la comunità, l’arte, il pensiero e la fede, ogni fede. La Cappa occulta la bellezza, la grandezza, il simbolo, il mito, il sacro, la realtà. Negandoci altre visuali ci nega altri mondi, altri tempi, altre luci. L’uomo, sostengo nel libro, abita cinque mondi: il presente, il passato, il futuro, il favoloso, l’eterno. Se ne perde qualcuno vive male; se vive in uno solo impazzisce. E noi viviamo totalmente succubi del presente, nel nostro orizzonte infinito presente globale.”