Associazione per delinquere semplice, aggravata dal metodo mafioso. È l’accusa della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, dimessosi immediatamente appena venuto a conoscenza dell’inchiesta, seppur dichiarandosi assolutamente estraneo ai fatti.
Le dimissioni di Cesa arrivano poche ore prima che lo stesso segretario Udc, unitamente ad una delegazione di centrodestra, avrebbe dovuto recarsi al Quirinale per un colloquio con il Presidente della Repubblica Mattarella per discutere della crisi di governo.
Proprio nei giorni scorsi da più parti, tra le attuali forze di governo, si stava tentando di coinvolgere Lorenzo Cesa ed il suo partito ad entrare a far parte della nuova maggioranza per allargare la base parlamentare. Al segretario dell’Udc – che ha sempre smentito un suo appoggio all’esecutivo guidato dal premier Conte – era stata proposta finanche una poltrona da ministro, secondo quanto si apprende da accreditate fonti parlamentari.
Cosa succederà adesso con l’uscita di scena dell’ormai ex segretario Udc? I “giallorossi” continueranno ad insistere per coinvolgere i parlamentari Udc nell’avventura di governo?
Dal canto loro, diversi esponenti del mondo pentastellato, tra cui in primis il ministro Di Maio, hanno tempestivamente tenuto a precisare che il Movimento non intende aprire alcun dialogo con soggetti al centro di indagini per reati gravi, ribadendo con fermezza la centralità della “questione morale” per l’universo pentastellato. Mai con l’Udc quindi.
Un interrogativo a questo punto sorge però spontaneo. Di fronte alla possibilità concreta di far scadere l’ultimatum di Mattarella senza aver trovato il nuovo gruppo di “costruttori” e dover rimettere quindi il mandato di governo nelle mani del Quirinale, il Movimento resterà fermo su questa linea oppure rivaluterà la posizione dell’Udc?
DI BARTOLO SALVATORE